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Saggi

Bergoglio e pregiudizio

Un Dio cattivo e noioso, preso andando a dottrina

C’è un fantasma che si aggira per l’Europa: il fenomeno del laicismo. Il laicismo è quella corrente di pensiero che:

si diffonde nella Francia della seconda metà del 19° sec., nel quadro dello scontro tra le culture politiche ‘figlie’ della Rivoluzione francese e il mondo cattolico. Esso si fonda sul principio della separazione tra Stato e Chiesa, ma dà a questo principio (già formulato, in senso liberale, da Locke) un’inflessione anticlericale e spesso irreligiosa1.

Laicista non è la stessa cosa di: laico. Il termine “laico” significa, letteralmente: Non appartenente alle gerarchie ecclesiastiche, mentre “laicista” significa: Contrario all’interferenza delle religioni nella gestione dello Stato. A parte i sacerdoti, i monaci e le monache, siamo tutti laici, ma non per questo siamo necessariamente laicisti.

I laicisti ci tengono a far sapere che son tali: come un eterosessuale capitato per caso in una festa gay, mettono le mani avanti a scanso di equivoci; sfortunatamente, però, molto spesso si definiscono genericamente “laici”, il che non permette di capire sùbito quale sia il loro atteggiamento nei confronti della religione. Per esempio: io sono un laico, ma non sono laicista; credo che ci debba essere una distinzione fra Stato e Chiesa, ma penso che sia sbagliato escludere del tutto le questioni spirituali dalla gestione della Cosa pubblica. Il laicista no: il laicista crede che Stato possa e debba fare a meno di qualsiasi contaminazione spirituale. Questa era una buona idea nella seconda metà del XIX secolo; al giorno d’oggi, dopo un secolo e mezzo di laicizzazione compulsiva, lo è un po’ meno.

Contrariamente a ciò che affermava John Lennon, quando si elimina ogni componente fideistica dallo Stato, ciò che arriva dopo non è l’Era dell’Acquario, ma il Dominio del Capitalismo. Un tempo si facevano le Leggi in base a un ideale, giusto o sbagliato che fosse; adesso si fanno in base ai sondaggi o agli interessi del momento. Nella Prima Repubblica ogni Partito si rifaceva a un modello ideologico: Mazzini per i Repubblicani, Marx per il Partito Comunista, Don Sturzo per la Democrazia Cristiana e così via. Anche se non conoscevi il programma di un Partito, ne leggevi il nome e sapevi che tipo di politica perseguisse. Oggi, in vece, cosa abbiamo?
Forza Italia, che è uno slogan pubblicitario2; Sinistra, Ecologia e Libertà che è una raccolta di parole chiave, come quelle che si inseriscono nelle pagine Web per evidenziarle nei motori di ricerca; Fratelli d’Italia, che è il verso di una canzone e Partito Democratico, che è l’inizio della frase: Partito democratico, questo Paese si è poi trasformato in una monarchia..
Ci illudiamo di essere liberi perché non è più il Papa a dirci cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, ma non è vero: abbiamo solo cambiato padrone; prima era la Chiesa, adesso sono le banche, i petrolieri, le case farmaceutiche ecc.
Questo però i laicisti sono troppo puri per capirlo. I laicisti sono come un chirurgo che, essendo asettico quando entra in sala operatoria, curi i malati come se tutto il resto del mondo fosse altrettanto privo di germi. Ricuce la ferite, ma non le disinfetta e i suoi pazienti muoiono per le infezioni.

Un esempio di questa incapacità terapeutica del laicismo l’ho avuto Lunedì 16 Novembre, mentre ascoltavo il programma <a href=”http://www.radio24.ilsole24ore.com/programma/melog” target=”_blank”>Melog</a> su Radio 24. Il tema era, ovviamente, l’attacco jihadista del venerdì precedente e l’ospite in studio era Bruno Ballardini, autore di un libro sulle tecniche di marketing utilizzate dall’ISIS. Quando un’ascoltatrice, al telefono, ha proposto di combattere il fenomeno dei giovani europei che decidono di arruolarsi nell’ISIS creando una campagna di contro-indottrinamento sui social-network, Gianluca Nicoletti, conduttore del programma, ha obiettato così:

Ascoltatrice: Descrivere che non vanno a combattere per avere poi queste dieci spose...
Nicoletti: E come fa a convincerli che non è vero? Come potrei convincere lei che in Cielo non ci sono gli angeli, gli arcangeli, i Troni e le Dominazioni? Contro un atto di fede non c'è nulla da fare.
Ascoltatrice: No, scusi: fare loro paura, di quando...
Nicoletti: Ma uno che non ha paura di morire, anzi: che cerca la morte come massima soddisfazione, cos'è che può fargli paura?
Ascoltatrice: No, io dico alla radice, non una volta dentro; una volta dentro, se vengono indottrinati.. ma questi vengono presi attraverso Internet, per cui ci deve essere contemporaneamente una strada in Internet di noi...
Nicoletti: Sì, ma lei cosa gli offre? Questi gli offrono la felicità assoluta.
Ascoltatrice: ...che dice loro: Guardate che una volta dentro diventerete.. Non lo so, promettere.. no, non promettere: prospettare una fine tremenda se non fanno quello che...
Nicoletti: - Non è una fine tremenda. Il martire non fa una fine tremenda, fa una fine gloriosa. Questo vale anche per la nostra civiltà.Il martire cerca il martirio perché con il martirio va in una vita eterna; per loro è fatta di vergini e trombate, per noi è fatta di contemplazione di santi e di Dio e di Madonne. Ognuno c'ha il suo Paradiso, però è il loro Paradiso. Ci fermiamo un istante, a fra poco3.


Da questo dialogo emergono due limiti del pensiero laicista: il primo è la loro impotenza di fronte ai problemi legati al mondo della spiritualità:

Contro un atto di fede non c’è nulla da fare

Quando si parla di questioni spirituali, i laicisti si comportano come personaggi bidimensionali che si trovino a dover discutere di un cubo o di una sfera: se sono aggressivi, negano veementemente l’esistenza di una terza dimensione; se sono educati come Nicoletti, lasciano sottintendere che chi vede oggetti tridimensionali sia un pazzo incurabile, dimenticandosi che, per poter negare l’esistenza di una terza dimensione, è necessario essere “alti” almeno quanto un neurone e quindi, pur se di poco, tridimensionali..
La seconda caratteristica negativa del pensiero laicista evidenziata dal dialogo di Nicoletti con la sua ascoltatrice è la tendenza a identificare la spiritualità con gli aspetti più deteriori delle religioni.
Ascoltando il dialogo alla radio, mi aveva colpito la frase:

per loro è fatta di vergini e trombate, per noi è fatta di contemplazione di Santi.

ma ri-ascoltando il podcast mi sono accorto anche della frase:

gli angeli, gli arcangeli, i Troni e le Dominazioni

Mia zia Roberta ha settantasette anni, da più di venti fa volontariato per organizzazioni religiose e, contrariamente a suo nipote, va in chiesa tutte le domeniche, ma se le parlassi di contemplazione di santi o di arcangeli, troni e dominazioni, mi controllerebbe le pupille cercando di ravvisare i sintomi di qualche droga psicotropa, perché identificare la Unique Selling Proposition del Cristianesimo con la contemplazione dei Santi è come dire che si va allo stadio per guardare i giocatori che escono dagli spogliatoi.
Allo stesso modo, è intellettualmente disonesto abiurare la religione per l’uso improprio che se ne è fatto nei secoli. Dovremmo allora, per coerenza, rinnegare i principii della democrazia rappresentativa per via degli abusi dei politici e soprattutto, dovremmo negare i principii stessi di: Libertà, Fraternità e Uguaglianza, per le colpe di Robespierre. Questo, però, i laicisti sono troppo apodittici per capirlo: se tu gli indichi la Luna, loro non guardano né la Luna né il tuo dito, ma solo lo sporco sotto l’unghia.

Imagine there’s no heaven

Immaginate una società in cui non si concepisca il concetto di sport, in cui le scuole giovanili di calcio insegnino ai loro allievi che non si deve giocare per divertirsi, ma solo per entrare a far parte di una squadra di serie A. Quanti calciatori sarebbero felici, in una società così? È facile: 2.688. Cinquecentosessanta sarebbero MOLTO felici perché giocano in una squadra di serie A; seicentosedici sarebbero moderatamente felici, perché giocano in B; millecinquecentododici sarebbero giusto un po’ felici perché giocano in serie C. Tutti gli altri (la maggioranza) o sarebbero infelici o cercherebbero disperatamente di farsi assumere in una squadra di calcio professionistica, magari dopandosi per migliorare le proprie prestazioni.
Ho scritto: “immaginate”, ma non vi sto chiedendo di fare un grosso sforzo, perché la società in cui viviamo ha precisamente queste caratteristiche — e non mi riferisco solo all’ambiente del Calcio giovanile. Riprendiamo una delle frasi del dialogo di Nicoletti con la sua ascoltatrice:

Sì, ma lei cosa gli offre? Questi gli offrono la felicità assoluta.

Questa domanda è la chiave di tutto: la società contemporanea non ha nulla da offrire, all’infuori del successo. I siero-positivisti hanno spazzato via le vecchie gerarchie celesti, basate su gradi crescenti di perfezione spirituale e le hanno sostituite con un nuovo Pantheon composto da divinità rappresentative dei nuovi ideali dominanti: Fama e Ricchezza.

grado V secolo XXI secolo
I Serafni, Cherubini, Troni Attori, Cantanti, Calciatori
II Dominazioni, Virtù, Potestà Sportivi, Imprenditori, Politici
III Principati, Arcangeli, Angeli Presentatori, Vallette, Tronisti

Guardate con il giusto paio di occhi, le trasmissioni come X-Factor altro non sono che processi di beatifcazione: da un lato ci sono le divinità giudicanti assise sui loro troni, dall’altro troviamo i beàti che vengono giudicati in base alle loro opere e davanti all’epifania televisiva abbiamo i fedeli, che contemplano rapiti i loro idoli.
Come abbiamo visto, però, questo è un sistema che rende felice solo un numero ristretto di individui4. Cosa potrà dare un senso alle misere esistenze di coloro i quali, per sfortuna o limiti personali sono rimasti fuori dal casting e non sono riusciti a diventare né ricchi né famosi? Non la soddisfazione di far bene il proprio lavoro, perché i lavori che non permettono di assurgere alle sfere mediatiche sono generalmente considerati un ingiusto fastidio al quale ci si assoggetta controvoglia.
Non l’amor di Patria, perché, a meno che non giochi la Nazionale di calcio, si identifica la Patria con un apparato statale che non fa nulla per essere amato. Non il piacere dell’onestà, perché “onesto”, nella società laicista, è sinonimo di “fesso”.
Del resto, che te ne fai dell’onestà, se non esiste l’anima? Se dopo la morte non c’è nulla, tanto vale fare il possibile per rendere il soggiorno su questa Terra il più piacevole possibile; gli altri, si fottano. Il conduttore di una popolare trasmissione radiofonica (III grado delle Gerarchie Mediatiche), pur se cosciente della transitorietà della propria esistenza, difficilmente sarà disposto a lasciare tutto ciò che ha per entrare nella lotta armata, ma un giovane senza lavoro che viva ghettizzato in una qualsiasi periferia cittadina potrebbe trovarla un’alternativa allettante.
È questo l’errore di fondo nella conversazione fra Nicoletti e la sua ascoltatrice: non dobbiamo convincere i foreign-fighters che non ci sarà una ricompensa per loro dopo la morte; dobbiamo convincerli che può esserci una ricompensa anche per loro, qui, su questa Terra; ma per far ciò dobbiamo inevitabilmente re-introdurre un certo grado di idealismo nel nostro modo di vivere, dobbiamo andare a rovistare nel cestino della spazzatura dei laicisti e recuperare alcuni dei valori che loro hanno frettolosamente buttato via, senza per altro fornire nulla in sostituzione.
Non possiamo combattere l’intolleranza religiosa se prima non eliminiamo l’intolleranza laicista, accettando il fatto che le pulsioni spirituali siano una componente fondamentale dell’animo umano. Così come da anni ci si batte per riconoscere alla Marijuana un valore offcinale, dobbiamo batterci per riconoscere un valore farmacologico anche alla spiritualità. La religione è stata per anni l’oppio dei popoli, adesso deve esserne la morfna: non una tossicodipendenza, ma un un farmaco da somministrare quando il dolore diventa troppo acuto. Se qualche laicista lo ritiene una forma di accanimento terapeutico, è libero di rifiutare la cura.

Bergoglio e pregiudizio

È il momento giusto per farlo, perché anche il Papa si sta muovendo in una direzione simile, “ripulendo” la dottrina cattolica da molti degli errori che vi si erano accumulati nei secoli; il fatto che ci sia un atteggiamento pregiudizievole nei suoi confronti è dimostrato dal fatto che ogni cosa che dice, anche se banale, è salutata con stupore dai mezzi di comunicazione; non perché quello che ha detto sia una novità, ma perché l’opinione pubblica ha una visione errata del Cristianesimo.
La religione è una donna affascinante che per millenni si è affidata a truccatori maldestri. Questi — talvolta per inesperienza, altre volte in malafede -, le hanno imbrattato il viso con strati e strati di trucco pesante, nascondendone l’originale bellezza e facendola somigliare a una donna di strada, al punto che i laicisti ne hanno disposto l’incarcerazione per meretricio. Ciò che Bergoglio sta facendo è di rimuovere, con pazienza e coraggio, due millenni di cerone dal volto della Chiesa per rivelarne l’originale armonia. Così facendo, sta dimostrando come i precetti che urtano la suscettibilità dei laicisti siano giustapposizioni successive che ben poco hanno a che fare con il corpo originale della dottrina.
L’Immacolata Concezione, per esempio, è un dogma proclamato da Pio IX nel 1854 e il dogma dell’infallibilità papale risale al 1870: proprio quella seconda metà del XIX secolo in cui, come abbiamo visto all’inizio, è nato e si è sviluppato il laicismo. Anche le gerarchie celesti — gli angeli, gli arcangeli, i troni e le dominazioni di cui parla Nicoletti —, non fanno parte dell’insegnamento di Gesù, ma sono il frutto della fantasia di un mistico del V secolo chiamato Pseudo-Dionigi l’Aerofagita5.
Molti pensano che Papa Francesco sia un innovatore, ma non è vero. Bergoglio è un uomo che ha un grande coraggio e una grande onestà intellettuale, ma da un punto di vista strettamente lessicale è un retrogrado, perché ciò che sta facendo è un ritorno al passato, una rivalutazione della old-school del Cristianesimo. Chi fu veramente un innovatore è quel rabbino rinnegato vissuto quattrocento anni prima dello Pseudo-Dionigi, che rielaborò una religione aspra e dura in un messaggio di amore e compassione i cui principî di fondo 6 sono condivisibili ancora oggi, anche in un’ottica laica
Il fatto che alcuni uomini, nei secoli passati, abbiano invocato questa stessa dottrina come giustificazione delle loro malefatte non non vuol dire che senza di essa non ci sarebbero state le Crociate o l’Inquisizione o le stragi dei Valdesi. Se un uomo taglia la gola a un suo simile — nella Siria del 2015 così come nella Calabria del 1561 — il motivo non è la religione, ma l’antica abitudine degli esseri umani di uccidersi l’un l’altro. Stalin e Mao hanno ucciso, rispettivamente, 23 e 78 milioni di persone ed erano entrambi atei. La religione è un’ottima scusa per questo genere di crimini, perché consente di giustificare la propria ferocia o il proprio sadismo con motivi superiori, ma se non ci fossero religioni ci uccideremmo per qualche altro motivo: una squadra di calcio, dei giacimenti di petrolio, una donna o un parcheggio.

Note

1. Si veda la voce Laicismo sull'Enciclopedia Treccani

2. Ve li ricordate i cartelloni con i bambini e la scritta “Fozza Itaia"?

3. Trovate il podcast della puntata sul sito di Radio 24: bit.ly/1InsvRs. Il dialogo in questione va da 11' 00” a 12' 24”, ma vi consiglio comunque di ascoltare tutta la trasmissione.

4. E spesso nemmeno quelli: quanti personaggi famosi sono morti suicidi o per droga?

5. Scherzo: il vero appellarivo è: Aeropagita :-)

6. Tranne Matteo 5,28, che sicuramente è un errore di traduzione.

21-12-2015