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I Giorni del Ciclo

Wu wei - Ogni impedimento è un suggerimento

Pubblicato il: 03-05-2021

Il primo ricordo che ho dell’Eroica, non ha niente a che vedere con l’Eroica. Successe il 10 Marzo del 2014: ero andato a camminare in montagna con la mia amica G. Il nostro programma era di salire fino al lago della Duchessa, ma si sa che:

Le donne a volte sì sono scontrose
O forse han voglia di fare la pipì.

e così, dopo circa un’ora di cammino, G. mi disse che non si sentiva bene e che preferiva tornare indietro. Io, per quanto sia un convinto fautore del Wu Wei taoista, non vi nascondo che ci rimasi piuttosto male. Il fatto è che con la montagna “ci faccio e non ci faccio”, come direbbe mio fratello: mi piace, ma dopo un po’ mi annoio. Mentre al mare mi diverto sempre, basta che non debba stare in spiaggia, se vado in montagna devo avere uno scòpo: salire lì, vedere quello.. la camminata fine a sé stessa non mi appaga, specie se mi costa duecento chilometri di viaggio fra l’andata e il ritorno. Il nostro cammino verso la macchina fu quindi piuttosto rapido e silenzioso: io ero di cattivo umore perché lei aveva dato forfait, lei era di cattivo umore perché io ero di cattivo umore perché aveva dato forfait. Se mi guardo indietro ora, non posso fare a meno di sentirmi un po’ idiota (non solo per quell’episodio, anche per molti altri: è il motivo per cui raramente mi guardo indietro..), perché se è vero che la rinuncia di G. mi privò quel giorno della mia escursione, è anche vero che mi ricompensò con qualcosa di molto più prezioso.

Ogni impedimento è un suggerimento

Lo disse un signore in un bar, pare fosse una frase che diceva sua madre. Io credo che sia vero e sicuramente quel giorno lo fu, perché mentre tornavamo sui nostri passi, sentimmo alle nostre spalle (eravamo entrambi silenziosi, ricordate?) il rumore di una bicicletta che si avvicinava. In altre condizioni non ci sarebbe stato niente di strano, ma su un sentiero sterrato in mezzo al nulla, al confine fra Lazio e Abruzzo, una ciclista era l’ultima persona che ci aspettavamo di incontrare. Il mio amico Andrea lo avrebbe definito: “il Sor Pippetto”; quanto meno, quando Andrea dice: “il Sor Pippetto” io mi immagino una persona simile a quella che incontrammo quel giorno: magro, basso di statura, età approssimativa intorno ai sessanta; di estrazione popolare, ma educato e garbato. Insomma: un “umarell” su due ruote. Bisognoso di contatti umani come un single dopo il lockdown, l’omino scese dalla sua bicicletta e si mise a camminare con noi, riempiendo il nostro silenzio con il racconto in tempo reale della sua vita: “le grandi, terribili cose che aveva fatto e le grandi bellissime cose che doveva fare” - parafrasando Harvey. Il motivo per cui si trovava lì, spiegò, era che lui faceva L’Eroica: una corsa riservata alle biciclette d’epoca che si svolgeva sulle strade sterrate del Chianti. Ne parlò con un’enfasi e una passione che sul momento non riuscii a capire e che attribuii ad un altro tipo di passione per i prodotti di quella parte di Toscana; non sapevo, meschino, che poco tempo dopo anche io avrei fatto altrettanto.
«Se ti piace andare in bicicletta, la devi fare assolutamente», mi disse.
«Non ho la bicicletta adatta», risposi (intendendo con ciò: Non sono mica scemo; fatteli tu, duecento chilometri di sterrato su quel fossile). «Io vado in mountain-bike, non ho mai avuto una bicicletta da strada, ma lo dirò a un mio amico che per smaltire la pancia va tutti i giorni in ufficio su una scatto fisso.»
Soddisfatto di aver ottenuto una potenziale conversione, l’Eroico rimontò in sella e pedalò via verso il suo destino di gloria e Preparazione H. Io e G., dimentichi dei passati attriti, come avviene spesso ai nemici che si trovano ad affrontare insieme delle calamità naturali, continuammo il nostro cammino verso l’auto, commentando quello strano incontro, degno di un film di Buñuel. Quando fummo di nuovo fra le maglie della Internet, cercai su Google quella strana corsa di cui ci aveva parlato (Com’è che si chiamava? Ah, sì: Eroica) e conobbi così “la bellezza della fatica e il gusto dell’impresa”. Anche se l’idea di duecento chilometri in sella continuava a sembrarmi masochistica, lentamente, cominciai a pensare che il ciclista reatino, forse, non era del tutto matto. Qualche giorno dopo ne parlai con il mio amico Michele - quello della scatto fisso - e per lui, al contrario, fu un amore a prima vista: si iscrisse e partecipò a due Gaiole e una Montalcino prima di riuscire a convincermi col ricatto a tentare quella strana avventura, coinvolgendomi così in qualcosa che avrebbe cambiato in meglio la mia vita, dandomi una nuova forma ossessiva da coltivare e regalandomi nuovi amici ed emozioni indimenticabili.
Tutto questo e ciò che auspicabilmente verrà, lo devo in ultima analisi al fatto che G. mi abbia costretto a tornare indietro, quel giorno; perciò, la prossima volta che qualcosa di inatteso scombina i vostri programmi, aspettate un po’, prima di lamentarvi o di sentirvi deprivati ingiustamente di un vostro diritto inalienabile: forse, alle vostre spalle, sta arrivando un omino in bicicletta.


Gaeta, la notte fra il 2 e il 3 Maggio 2021