Virtual C@naro

I Giorni del Ciclo

Moda femminile

Pubblicato il: 26-11-2023

- I'd hate to think it was all just... fashion.
- What?
- Our commitment.
The Big Chill

Vi faccio una domanda difficile, potete anche usare la calcolatrice, se non riuscite a fare il conto a mente:

Quale numero è più grande, 87 o 182?

Mentre ci pensate, vado avanti con il testo.

Sabato pomeriggio, Roma era deserta.
Lo so per certo, perché sono andato in bicicletta prima alla mostra sulla fotografia giapponese del Periodo Meji all’Istituto di Cultura Giapponese (chiuso) e poi alla mostra di Rubens, alla Galleria Borghese (tutto esaurito) e non ho incontrato praticamente nessuno fino a Valle Giulia, come accadeva durante la pandemia.
Parte della colpa di questo spopolamento andava al forte vento di Tramontana, che aveva abbassato drasticamente la temperatura dell’aria. Un altro motivo era certamente la coda del Black Friday, che richiamava nelle strade del Centro i pochi coraggiosi disposti a uscire con quella giannella - come chiamiamo qui il vento freddo. Ultima causa era la manifestazione contro il femminicidio, alla quale ha partecipato mezzo milione di persone.
Trovo giusto, anche se triste, che i cittadini scendano in piazza per denunciare un comportamento inaccettabile in una Società civile. Giusto, perché i problemi non si risolvono lamentandosi su Facebook, ma impegnandosi in prima persona; triste perché vuol dire che l’Apparato Statale - che è cosa ben diversa dallo Stato, di cui facciamo parte tutti - non sta facendo il suo dovere o, almeno, non lo sta facendo bene. Malgrado ciò, non posso fare a meno di chiedermi perché le persone siano disposte a scendere in piazza, con un freddo fottuto e perdendosi i saldi, per protestare contro circa 105 donne uccise ogni anno1, ma non facciano nulla per i circa 200 ciclisti che ogni anno muoiono in un incidente stradale2

Nei primi 330 giorni del 2023 sono stati commessi 87 omicidi volontari in ambito familare-affettivo con vittime donne. Nello stesso periodo, 182 ciclisti sono rimasti vittima di incidenti stradali. Centottantadue (182) è un numero decisamente più grande di ottantasette (87), quasi il doppio, eppure non ho visto nessuna manifestazione di protesta per i ciclisti che avesse magnitudo simile a quella avvenuta ieri per le donne. Anche quella avvenuta a Milano, circa un mese fa, è stata solo un flashmob, una protesta a livello locale che ha mobilitato non più di “un migliaio di manifestanti”3.
Perché?

Tempo fa, Guido Rubino, su Cyclinside ha fatto una ricerca sulle reazioni agli incidenti stradali nei commenti di Facebook 4. Ha scoperto così che gli incidenti che suscitano il maggior numero di commenti addolorati sono quelli che riguardano i gatti, seguite dai cani e poi dagli “animali in generale”. I ciclisti sono all’ultimo posto, dopo automobilisti, motociclisti e pedoni.

Nell’incidente tra un cane e un motociclista, il cane ha avuto la peggio. Il motociclista s’è fatto male, ma a leggere i commenti al motociclista sta quasi bene quel che è capitato. Anzi, dovrebbe soffrire di più visto che ha ucciso un cane. (…) Nell’incidente che coinvolge automobilisti e motociclisti si assume che il motociclista guidasse in maniera spericolata. Quindi dagli addosso al motociclista (ancora più colpevole se è a bordo di uno scooter).

Se però la vittima è un cicilsta, la maggior parte dei commentatori assume che ci dev’essere stata una qualche colpa da parte sua che ha causato l’incidente.
In altre parole, il ciclista “se l’è cercata” (vi ricorda qualcosa?)..


Oggi siamo andati a fare un giro in gravel a Castel di Guido, sull’Aurelia. Il mio amico Roberto, che era in auto con me, guardando il traffico, mi ha detto:

Non ci posso pensare, che per più di dieci anni siamo venuti ad allenarci su questa strada.

poi, nell’arco di pochi chilometri, mi ha indicato dei punti in cui era successo un incidente che aveva coinvolto un ciclista.

Su quel cavalcavia è morto M. Era andato avanti, l’abbiamo visto volare in alto.. Qui hanno preso me. Mi hanno lasciato per terra, sono rimasto in coma tre giorni, poi tre mesi sulla sedia a rotelle.. Qui è morto L., l’ha messo sotto un camion. Gli avevamo detto di venire con noi a fare fuoristrada, ma lui aveva solo un’ora e ha preferito andare in strada..

Ora, premesso che Roberto, la prossima volta, va in auto con qualcun altro, rimane il fatto che UNA sola persona, su UNA sola strada, in meno di dieci chilometri, ha potuto elencare TRE incidenti gravi che hanno coinvolto altrettanti ciclisti.

Il suddetto Guido Rubino, a cui ho fatto leggere quello che ho scritto finora, sostiene che sto mettendo sullo stesso piano cose troppo diverse e che anche l’atteggiamento è diverso: un ciclista non vuoi ucciderlo. Ho risposto che è anche peggio, perché il ciclista non te ne frega niente di ucciderlo.
La realtà è che femminicidii e ciclicidii5 non sono fenomeni così diversi, perché sono entrambi la conseguenza di un errore culturale o, meglio, di due forme diverse di egoismo. Da un lato, c’è quello dell’omicida, che considera la donna un oggetto di sua proprietà, di cui può disporre a piacimento, abusandone o sopprimendolo; dall’altro c’è la presunzione di poter guidare come più ci aggrada, senza curarsi minimamente delle persone che ci circondano. Un’automobilista che ha centrato un ciclista a Piazza del Popolo (lui, fortunatamente, incolume; la bicicletta da buttare) si è scusata dicendo:

Io ho una guida un po’ sbarazzina..

L’avrebbe accettata, come “giustificazione”, se qualcuno avesse messo sotto suo figlio?


Guido ha ragione, quando dice che sono problemi con storie diverse e che:

le donne sono vittime di discriminazioni da sempre, è una questione insita in quasi tutte le culture

ma io non credo che sia questo, il motivo per cui ci si mobilita in massa per le donne e, al contrario, ci si impipa dei ciclisti (e dei pedoni) morti. Non si giudica un pericolo in base alla sua vetustà, ma in base ai danni che provoca6.
Io credo, invece, che la ragione per cui non vogliamo prendere atto dell’ecatombe7 che si sta compiendo sulle strade è che, mentre quelli che uccidono le donne sono gli altri, quelli che uccidono i ciclisti siamo noi. Noi (voi e io), che gudiamo anche se abbiamo bevuto più del consentito; noi (voi e io) che ci trastulliamo con il fottuto smart-phone mentre siamo alla guida; noi (voi e io) che, alle volte, abbiamo una guida sbarazzina.
Parafrasando una delle poche cose intelligenti dette dai sessantottini, se fai parte del problema, è difficile diventare parte della soluzione, ma noi (sempre voi e io) abbiamo il dovere di provarci; abbiamo il dovere, se non proprio di anteporre, almeno di equiparare il bene degli altri - cani, gatti, motociclisti, pedoni, ciclisti e perfino aspiranti suicidi su monopattini elettrici - al nostro personale interesse.
Se non lo faremo, se, come il Marchese del Grillo, penseremo che:

Io so’ io e voi nun siete un cazzo

la nostra partecipazione a manifestazioni di protesta, quali che siano, sarà solo un gesto esteriore, farisaico, perché dentro di noi ci sarà comunque un piccolo focolaio di egoismo che a sua volta alimenterà, come sempre avviene, una qualche sfumatura di odio verso chi è diverso da noi per sesso, genere, religione o mezzo di trasporto.
Partecipare a una manifestazione di solidarietà darà una romanella8 alla nostra coscienza, ci farà sentire buoni e indubbiamente saremo persone migliori di chi uccide la compagna e la chiude nel portabagagli, ma solo perché - per il momento - ci ha detto culo.
A noi e ai ciclisti che abbiamo incrociato per strada.

Note

  1. Dati del Ministero dell’Interno: tinyurl.com/dati-interno 

  2. Dati ASAPS: tinyurl.com/dati-asaps 

  3. Dati Corriere della Sera: tinyurl.com/dati-corsera 

  4. cyclinside.it/il-ciclista-e-sempre-colpevole-nella-scala-dei-valori-social/ 

  5. Con una sola “i” finale, sarebbero gli attori, non gli atti. 

  6. Il ransomware, per esempio, è un tipo di attacco informatico estremamente recente, ma i danni che può provocare ad aziende o a Enti statali sono enormi, quindi è giusto combatterlo con impegno pari se non superiore a quello speso per contrastare minacce più “antiche” - https://www.csirt.gov.it/glossario/23 

  7. Utilizzo questo termine nel senso più stretto di: sacrificio rituale a una divinità (www.treccani.it/vocabolario/ecatombe/), nel caso specifico, il dio Automotive

  8. Non il componimento in endecasillabi, ma la tinteggiatura a buon mercato data dal padrone di casa per nascondere i difetti delle pareti prima di una vendita o una locazione.