Virtual C@naro

Elefantentreffen 2000

Quinto giorno - Braccialetti

Il mattino dopo torniamo a dividerci: loro partono sul presto, io rimango ad aspettare il nostro ospite per restituirgli le chiavi dello studio.
Pensavo di fare l’E45 e pensavo di fare shopping dallo spaccaitore di mortadella di Maestro Z., ma non manterrò nessuno dei miei propositi, sottoponendomi una volta di più al detestato passo appenninico dell’A1.
Il tempo è bello fino a Firenze, ma peggiora a mano a mano che procedo verso sud. Dalle parti di Orvieto, come si conviene, mi prendo un po’ d’acqua, ma nulla di trascendentale.
Fermo la moto sotto casa dei miei genitori poco dopo le 14: un bacio sulla sella se l’è meritato.

Finito qui? No.

La sera vado a cena a casa di un amico che festeggia la sua Guzzi nuova (contento lui…). Riesco a dominare il mio esibizionismo e lascio a casa tutti i gadget elefantiaci (sciarpa, spilla, cappello ecc.) anche se parcheggio la moto in modo che sia impossibile non notare l’autoadesivo del raduno che ho poc’anzi attaccato al parabrezza.
Quattro chiacchiere, un piatto di pasta, poi la stanchezza comincia a farsi sentire, così recupero la mia passeggera e vengo via.
Non è particolarmente tardi e c’è poco traffico, ma vado piano lo stesso perché ho i freni che non fanno granché bene il loro lavoro (deve esserci finito un po’ del CRC che ho dato sul mozzo anteriore dopo aver fatto pulire la moto).
C’è un semaforo in fondo al rettilineo, ma non si capisce se sia verde anche per noi che andiamo dritti o solo per chi gira a sinistra.
No: è rosso, ma non c’è nessuno… Che faccio, passo?
No, dài, non passo. Freno.
In quel momento, sento uno stridore di freni alle mie spalle e vedo due fari che si avvicinano nei retrovisori. Penso: Se non accelero mi prende, se accelero finisco in mezzo all’incrocio col rosso e se arriva qualcuno, mi trincia.

Probabilità contro certezza, accelero.
Per fortuna, non passa nessuno.
Un "bonk" e la moto che sussulta leggermente: l’auto mi ha preso sul parafango posteriore, ma per fortuna l’ha toccato appena. Accostiamo al bordo della strada.
Lei è carina come sono carine solo le donne che si incontrano quando sei in compagnia. Trema, chiede scusa, dice che non si era accorta del semaforo. Rispondo che non fa nulla, càpita; cerco di non far vedere che tremo anch’io.
La mia passeggera è intera, anche se un po’ spaventata. Salutiamo.

Fortuna che è riuscita a frenare.
Fortuna che i freni non hanno bloccato la moto.
Fortuna che non passava nessuno.
Fortuna.

Andare all’Elefantentreffen è pericoloso.

31-01-2000