Virtual C@naro

Defecatio

Maggio 2004

Lunedì, 3 maggio 2004

L’amore per la pizza dà sempre buoni frutti! I tempestivi interventi a favore delle masse evacuate hanno dato buoni frutti. Una chiara avvisaglia di questa inversione di tendenza si è avuta ieri, quando è stato necessario organizzare due turni di produzione; oggi c’è stata la conferma definitiva. La scheda prodotto segnala: colore nocciola; consistenza buona, ma granulare; quantità buona; odore pragmatico con ricordi di farina. Il mio fuzzy-peso si è riportato a livelli accettabili: 73,9 chilogrammi.
Mancandomi il nuovo livre, oggi vi elargisco un brano da: Il dottor Zivago, di Borís Pasternàk:

Ma oggi sono in gran voga i circoli e le associazioni di tutti i generi e ogni gregarismo è il rifugio della mediocrità, anche se si tratti di fedeltà a Solov’ëv, a Kant o a Marx. Solo gli isolati cercano la verità, e rompono con chiunque non la ami abbastanza. Quali sono al mondo le cose che meritano fedeltà? Ben poche. Io penso che si debba essere fedeli all’immortalità, quest’altro nome della vita, più ricco di senso.

Martedì, 4 maggio 2004

Ananda K. Coomaraswamy ne: Il grande brivido (Adelphi, 1987):

La parola Pali samvega è spesso usata per denotare lo shock o la meraviglia che si può provare quando la percezione di un’opera d’arte diviene un’esperienza importante.[…] Samvega indica dunque l’esperienza che possiamo provare alla presenza di un’opera d’arte se ne siamo colpiti allo stesso modo in cui un cavallo è colpito dalla frusta. Si suppone però che, come un buon cavallo, noi siamo più o meno addestrati e che quindi l’esperienza comporti qualcosa di più di uno shock fisico; il colpo deve avere un significato, e la presa di coscienza di quel significato, in cui nulla sopravvive della sensazione fisica, è anch’essa parte dello shock. Quantunque queste due fasi dello shock siano di norma avvertite insieme come parti di un’esperienza unica e istantanea, esse possono però essere distinte logicamente […] Nella prima fase si verifica in realtà un turbamento, mentre nella seconda si ha l’esperienza di una pace che non può essere definita un’emozione nel senso in cui sono emozioni la paura, l’amore o l’odio.

E mi fermo qui.

Mercoledì, 5 maggio 2004

Astrattismo nella norma.
Ananda, parafrasando un suo amico toscano (tale Guido, di Arezzo), sostiene che:

Non verum facit ars artificem, sed documentum

Non so se sia vero in assoluto, certo è che il mio artefatto odierno documentava una botta di freddo allo stomaco. Il colore però era un vispo nocciola e l’afrore, pur se gaussiano nella persistenza, mi ha riportato alla memoria i cassonetti dell’immondizia di San Miguel de la Palma: quanta malinconia!
Il mio fuzzy-peso (che era balzato a 75,0 chilogrammi dopo una cena di lavoro in birreria), è ritornato a quota 74,1 grazie alla corsa riparatrice di ieri.
Oggi, verdure.

Domenica, 9 maggio 2004

Variazioni Goldberg.
Suonate da Glenn Gould.
Non la versione adrenalinica del 1955, ma quella della maturità, incisa nel 1981 e pubblicata postuma.
Le sto ascoltando in questo momento, e non è un caso: il loro sapore intimistico è quello che maggiormente si adatta all’àmbito fecale odierno.
La sessione produttiva mi ha ricordato quelle storie d’amore che prima che comincino ti immagini chissà che, ma che subito dopo un inizio faticoso, si rivelano come una cosa da nulla. Va bene che ieri ho pranzato con due fagottini, uno alle verdure e l’altro alle melanzane, ma la mia cena da Sergio prevedeva, oltre al bisteccone canonico, un sapido piatto di cicoria ripassata: perché anche oggi ‘sta miseria, verde muffa e inodore? Il mio fuzzy-peso, per ragioni che sarebbe lungo spiegare, è stato preso in tre tempi: al risveglio era di 74,1 chilogrammi; dopo colazione era salito a 74,7 a causa di 300 grammi di caffellatte e 300 grammi (misurati) di acqua; al termine del processo evacuativo, doloroso a dirsi, la bilancia segnava 74,6 chilogrammi.
Consoliamoci con Ananda:

Intendiamo dire che noi abbiamo separato la ‘soddis-fazione’ dell’artefatto dall’artefatto stesso e l’abbiamo fatta apparire come l’arte stessa nella sua totalità; che non rispettiamo più né avvertiamo più la nostra responsabilità nei confronti del contenuto (gravitas) dell’opera, ma ne prostituiamo la thesis a un’aisthesis; e che questo è peccato di lussuria.

#### Più tardi: Edizione straordinaria!
Normalmente, riporto in questa sede solo l’esito delle sessioni mattutine, ma in questo caso mi corre l’obbligo giojoso di condividere con voi le mie emozioni. Perché diciamocelo: in passato, per una cosa così, sarei finito sul rogo: quantità rilevante; colore scuro e lucido come il manto di un purosangue; afrore, signori miei, che in tanti anni che sono nel campo non mi era mai capitato di sentirne uno simile.
Ha cominciato in sordina, poi inaspettatamente è esploso ed ha pervaso l’ambiente con un lezzo imbarazzante e tenace nel quale si ravvisavano forti memorie della cicoria di ieri, e pallide eco del saccottino alle melanzane mangiato a pranzo.
Al momento di lasciarlo andare al suo destino, ho avuto un attimo d’incertezza (un po’ mi ero affezionato, un po’ temevo che un’azione simile potesse essere interpretata come abbandono di minore), ma alla fine la razionalità ha prevalso ed ho pigiato il leveraggio di scarico, avviando la mia creatura verso le accoglienti acque del Mediterraneo.
Penserò a lui ogni volta che piove…

Lunedì, 31 maggio 2004

Eppur mi son scordato di te; come ho fatto, lo so.
Oggi è stata una giornata strana: sveglia alle 7:00, colazione e poi Fatebenefratelli per visita otorinolaringoiatrica. Mi ci vogliono solo tre minuti per richiedere la visita in un ambiente iper-tecnologico, ma poi devo aspettare due ore in una sala d’attesa buia e claustrofobica prima che chiamino il mio numero. Ovviamente, la chiamata arriva proprio quando la vecchietta seduta di fronte comincia a raccontare alla sua vicina che suo nipote: “..sta facendo l’Erasmo; quella cosa che l’Università ti dà i soldi per andare a imparare le lingue.. La visita, inizialmente deludente, acquista interesse nel finale, quando il dottore mi infila su per il naso un mezzo metro di fibra ottica, alla ricerca — credo — del suo cellulare. Sopporto stoicamente il fastidio (prima) e il dolore (poi), ripensando ad Arnold in Total recall. Il film finisce con il dottore che mi prescrive un esame audioimpedenzometrico e mi consiglia, da lì all’esame, di usare un decongestionante per le vie respiratorie.
Esco e compro il decongestionante consigliatomi dal laureato. Guardo la composizione: nafazolina nitrato, benzalconio cloruro, roba così. La confezione consiglia una/due nebulizzazioni a narice per due, massimo tre volte al giorno. Mi sparo la prima giusto fuori dalla farma, poi, scatarron scatarroni, me ne torno a casa.
Sto bene, nulla lascia presagire.
Giusto dopo pranzo, ho un ret-a-tet con il ceramico che posso riassumere così: colore marrone rosato, stile tintura per capelli di segretaria del reparto spedizioni; consistenza tipo pasta abrasiva (senza l’abrasivo); odore più veloce dell’olfatto.
La mia percentuale a solitario è del 14,93%, mentre non registro le variazioni Goldberg del mio fuzzy-peso, che, comunque, questa mattina era di 72,3 chilogrammi.
Bene.
Lavoro fino alle 18:00, poi mi preparo per uscire. Mentre prendo le chiavi della moto, sulla mensola vedo il flacone del decongestionante. Mi faccio un altro schizzo, ma appena sono in strada capisco che io, la nafazolina, meno la prendo, meglio è.
Avete presente “Palla di neve” in Clerks? Uguale.
La sorpresa che volevo farvi oggi ve la faccio domani.

01-05-2004