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Saggi

“La Cura” è il male

L’amore è come fumare la pipa; e non solo perché un bocchino fatto bene è determinante per la buona riuscita della cosa; no: l’amore è come fumare la pipa perché entrambi abbisognano di tempo e pazienza.

Di solito, compriamo una pipa perché ci piace la sua forma, perché toccarla ci dà un senso di piacere o perché, con lei in mano, sembriamo più intelligenti - o meno stupidi, a seconda dei casi.
Altre volte, però, capita di comprare una pipa, anche se non corrisponde precisamente ai nostri gusti, perché quando l’abbiamo vista per la prima volta abbiamo sentito il click! di un ingranaggio che andava al suo posto. Lo stesso rumore e la stessa emozione che lo scassinatore ricerca con lo stetoscopio poggiato sulla superficie di metallo di una cassaforte; quello che ci permette di pensare che un incontro non sia stato frutto del Caso, ma del Fato.

Quando si compra una nuova pipa, la tendenza è quella di fumare sempre e solo lei, senza darle requie. Questo è del tutto naturale, ma le pipe hanno bisogno di riposare, fra una fumata e l’altra, perché il legno di cui è fatto il fornello possa raffreddarsi e perché possano evaporare gli umori prodotti dalla nostra saliva e dalla condensa del fumo che si raffredda passando nel bocchino (è lo stesso fenomeno che causa la pioggia).

Il mio amico Giovanni “Zvanen” Ortolani era un fumatore ossessivo di pipa. Ogni anno, il giorno del suo compleanno, lo andavamo a trovare nella sua Bologna e gli portavamo in regalo una nuova pipa realizzata appositamente per lui da Paolo Becker, che lo conosceva e sapeva perfettamente quali erano le sue preferenze. Ricevuta la pipa, Giovanni se ne innamorava all’istante e cominciava a fumarla senza soluzione di continuità, al punto che lo prendevamo in giro dicendo che accendeva una pipa con la brace della pipata precedente.
A causa di questa ossessività nell’utilizzo, le pipe di Zvanen si bucavano spesso sul fondo a causa del ristagno dei liquidi di condensa, che indebolivano il legno. Stanco di dovergli riparare le pipe, Paolo gli mandò una bellissima pipa di forma tronco-conica, che aveva più di un centimetro di legno compatto sul fondo. La pipa in questione è qui, sul mio tavolo mentre scrivo (i tempi verbali degli ultimi paragrafi dovrebbero aiutarvi a capire come mai); il bordo superiore è un po’ malconcio, ma il fondo è intatto.

Tutto questo per dire che i primi tempi di una nuova pipa o di un nuovo amore sono estremamente delicati. In entrambi i casi, è bene agire con (moderata) moderazione per non compromettere il futuro del rapporto.
Nel caso delle pipe, il rodaggio - si definisce proprio così il primo periodo di utilizzo - consiste nell’adottare alcuni accorgimenti atti a creare, all’interno del fornello, uno strato di carbone, prodotto dalla combustione del tabacco, che isola il legno dalle braci, preservandolo.
Qualcuno, per facilitare la formazione di questa concrezione benefica e rendere più dolci le prime fumate, spalma sulle pareti e sul fondo del fornello del gel zuccherino prodotto diluendo in acqua del miele. Questo metodo, però, funziona solo per le prime pipate; in seguito è necessario fumare con continuità, ma senza frenesia, dando alla pipa il tempo di raffreddarsi prima di accenderla di nuovo.
Un altro Giovanni, mio padre, in questo era bravissimo. Per lui, la pipa perfetta doveva durare quanto un tempo di una partita di Calcio: l’accendeva al fischio di inizio e per quarantacinque minuti emetteva sbuffi di fumo lenti e regolari, come un macchinario industriale del XIX Secolo. Io sono più frenetico. Mi illudo che dipenda dal fatto che fumo pipe più piccole e leggere.

Bene: ora che vi ho edotti sulla meccanica del fumo della pipa posso tornare all’argomento principale di questo testo.
C’è un momento, nel periodo di rodaggio di una pipa, in cui la crosticina di carbone non si è ancora formata del tutto e la pipa assume un sapore amaro, sgradevole a causa del ripetuto utilizzo.
Infilare un dito nel fornello e cospargerlo di sostanze dolciastre, a questo punto, non è più possibile perché si impasterebbero con i residui carboniferi già presenti sulle pareti. Una possibile soluzione, in questi casi, è di fumare un tabacco di tipo Cavendish che, essendo conciato con sostanze dolci come miele o sciroppo di acero, deposita una maggior quantità di residui solidi nel fornello, ma così facendo, c’è il rischio che la pipa prenda un sapore agrodolce che, alla lunga, può risultare sgradevole a chi, come il sottoscritto, non ama il tabacco aromatizzato.
Perciò, lasciando da parte i trucchi - che in quanto tali, hanno sempre un effetto effimero - la cosa migliore da fare è di andare avanti nel rodaggio con costanza e fiducia, aumentando, se mai, i tempi di riposo fra un’accensione e l’altra.
Se la pipa è di buona fattura e se chi la fuma non si lascia prendere né dalla fretta né dallo sconforto, è ragionevolmente certo che il cattivo sapore svanirà e che la pipa tornerà a dare al suo possessore lo stesso piacere dei primi tempi.

Fatti i debiti distinguo (in particolare quel: “possessore” con cui ho appena sostituito il precedente: “chi la fuma”), le stesse considerazioni si possono estendere anche ai rapporti affettivi.
Anche nelle relazioni di coppia, infatti, dopo l’entusiasmo iniziale, c’è sempre un momento in cui è necessario aspettare che il fuoco si propaghi dai rami sottili - di fiamma facile, ma transeunte - al ciocco che ci scalderà per tutta la notte.
Chi c’è già passato, sa che è una mutazione necessaria e tira avanti con fiducia e pazienza; a chi non ha mai avuto delle relazioni durature, però, questo inevitabile calo d’intensità della componente sensoriale del rapporto genera spesso una sorta di crisi di astinenza emotiva che, se non curata, può causare la fine della coppia.

La causa prima di questo malinteso, è giunto il momento che qualcuno lo dica, sono i poeti e i cantanti, che - come gli youtuber o gli influencer su Instagram - forniscono agli amanti delle aspettative irrealizzabili. Max Gazzè, per esempio, nella canzone: Il Solito Sesso, afferma che:

Chiuderò la curva dell’arcobaleno
Per immaginarla come la tua corona
E con la riga dell’orizzonte in cielo
Ci farò un bracciale di regina

Un bel trip da acido, ma irrealizzabile. Come se non bastasse, in una strofa successiva millanta capacità da super-eroe dei fumetti:

Correrò veloce contro le valanghe
Per poi regalarti la fiamma del vulcano
Respirerò dove l’abisso discende
E avrai tutte le piogge nella tua mano

Non si può fare, mi spiace: se corri verso le valanghe, rimani sepolto; la fiamma dei vulcani ti riduce in cenere e se tutte le piogge cadessero sulla mano di qualcuno, lo sommergerebbero.

Nessuno, mai, potrà superare le correnti gravitazionali, né tanto meno lo spazio e la luce per non far invecchiare il partner.
Nessuno, mai, potrà proteggere l’altra parte della coppia dalle ingiustizie e dagli inganni del suo tempo o dai fallimenti che per sua natura attrarrà. Per quanto accudente, infine, nessuno, mai, riuscirà a guarire chi ama dai dolori, dalle malattie.

Al contrario, è estremamente probabile che, col tempo, vedremo chi amiamo invecchiare, ammalarsi e morire.
Tutto ciò che possiamo promettere loro, quindi, è che non scapperemo, che resteremo al loro fianco giorno dopo giorno, per affrontare insieme le ingiustizie, gli inganni e i fallimenti che dovessero venire - e che immancabilmente, verranno.
Questo, è l’amore a cui dobbiamo tendere: quello che supera indenne lo spazio e il tempo; l’amore che spezza la vene delle mani e che mescola il sangue col sudore, come canta Fossati e che, alla lunga, ripaga ampiamente del dolore, checché ne dica lui.
Non è facile, ma si può fare, ve lo assicuro: io stesso ho avuto il privilegio di vederne almeno tre, uno dei quali è stato quello fra i mia madre e mio padre, che, come i personaggi di Strangers In The Night, si sono incontrati la notte del 19 Marzo 1963 e:

Ever since that night [they]’ve been together
Lovers at first sight, in love forever

al punto che, nel Novembre del 2007, pochi giorni prima della sua morte, mio padre, dal suo letto d’ospedale, mandava degli SMS a mamma dicendole che l’amava.
Tanto.

Ho cercato qualche informazione sulla vita di Fossati e di Battiato, per vedere se il loro diverso approccio alle questioni affettive avesse avuto delle conseguenze sulla loro vita privata.
Stando a quel che leggo, Fossati ha avuto un matrimonio, un figlio e tre relazioni importanti: una con Mia Martini, una con Nancy Brilly e una con la compagna attuale, Mercedes Martini.
Battiato, al contrario, non ha mai avuto nessun legame ufficiale, né dei figli.

08-12-2023