Don't get shook out by the way I look
Don't judge a book by the cover
Frank N. Further - The Rocky Horror Picture Show
Se non avessi appena traslocato e i miei libri non fossero chiusi negli scatoloni al piano di sopra, potrei dirvi per certo dove ho letto che:
Dio esiste perché la matematica è coerente.
Il diavolo esiste perché non riusciremo mai a provarlo.
Sfortunatamente, però, ho appena traslocato, i miei libri sono chiusi negli scatoloni al piano di sopra e, se anche non lo fossero, quello in cui compariva la frase qui sopra credo proprio di averlo prestato. Poco male: l’unico motivo per cui l’ho riportata è per introdurre una sua parafrasi, di mia ideazione:
Dio esiste perché esistono le donne.
Il diavolo esiste perché non riusciremo mai a conoscerle tutte.
La stessa cosa si può dire dei libri: se anche decidessimo di abiurare il cinema, il catodico e il teatro e ci intrattenessimo unicamente con la lettura, è piuttosto improbabile che riusciremmo a leggere tutto ciò che effettivamente vale la pena di essere letto; se non altro perché, pur se scritto e meritevole di lettura, potrebbe non essere ancora pubblicato.
Stando così le cose, è indispensabile che il Lettore Coscienzioso sviluppi un suo criterio di selezione delle prede che comprenda sia delle regole di addizione che delle regole di esclusione. Grazie alle regole di addizione, egli potrà decidere cosa sia più meritevole di lettura; le regole di esclusione, invece, lo aiuteranno a capire cosa NON debba essere letto. Trovandosi ad acquistare dei libri, il Lettore Coscienzioso dovrà per prima cosa applicare le regole di esclusione, in modo da restringere l’insieme dei possibili candidati e, successivamente, dovrà applicare le regole di addizione, per decidere quale, fra i prodotti rimasti, sia quello da preferire. Perché il sistema funzioni davvero, è indispensabile che queste regole, oltre a rispecchiare i gusti del Lettore, siano poche, facili da ricordare e possano essere applicate in qualunque condizione ambientale, dalle bancarelle di libri sulla spiaggia alle affollate librerie del periodo natalizio. Non possiamo affidarci, quindi, a complesse ricerche bibliografiche o al giudizio delle rubriche di letteratura, ma, smentendo Frank N. Further, dobbiamo imparare a giudicare il libro dalla copertina. Invertendo il processo di valutazione canonico, dobbiamo cercare di capire se l’aspetto esteriore del libro nasconda dei subdoli trucchi per attrarre il lettore e, se sì, sfuggirlo.
Io, come lettore, non è che sia tanto coscienzioso, ma qualche regola me le sono data lo stesso e ve la riporto di seguito. Ovviamente, si tratta solo di un esempio: le norme indicate valgono solo per soggetti affetti da disturbo ossessivo-compulsivo, misogini e misantropi. Se siete una persona normale (o se credete di esserlo) le vostre regole dovete farvele da soli.
1. Evitate i libri scritti da donne
Così come vi sconsiglierei di comprare un bambino fatto da un uomo, vi sconsiglio caldamente di comprare un libro scritto da una donna. Non è prevenzione, è precauzione. Cento anni di lotte femministe non possono annullare millenni di evoluzione: le stesse peculiarità che rendono le donne affascinanti e insostituibili le rendono, di contro, del tutto inadatte a scrivere. Esse, infatti, non sono esseri razionali (se lo fossero, non si innamorerebbero degli uomini) e sono scarsamente portate per l’introspezione, propendendo piuttosto per la menzogna: si attribuiscono difetti che non hanno e non vedono (o fingono di non vedere) i difetti che hanno realmente; alterano il loro viso con il trucco e il loro odore con i profumi; si vestono in funzione della moda invece che del loro corpo e, quando un uomo le lascia, danno la colpa ai chili di troppo. Questa abitudine all’inganno fa sì che, mentre gli uomini scrivono dell’uomo eccezionale che vorrebbero essere, le donne scrivono della donna eccezionale che vorrebbero farci credere di essere. No, grazie.
2. Evitate i libri che piacciono alle persone che non vi piacciono
Io non dubito che Daniel Pennac sia un bravo scrittore, ma ciò non ostante, fatico ad acquistare i suoi libri, perché li ho visti (e in gran numero) nella libreria di persone che non mi piacevano. Sicuramente, se avessi letto tutto il resto e dovessi scegliere fra Pennac e l’autobBiografia di Totti, leggerei Pennac, ma fintanto che mi rimane una scelta, fosse anche un O’Brian apocrifo, il ricordo di suoi libri in quelle librerie, fra “Il piccolo principe” e una copia consunta de: “Il gabbiano Johnathan Livingstone” (letta e riletta sotto l’ombrellone; se la sfogli, dalle pagine cascan giù dei granelli si sabbia), scatena in me una reazione inconscia che mi impedisce l’acquisto, trascinandomi inesorabilmente verso altri scaffali ed altre copertine.
3. Evitate i libri che siano “un grande affresco” di qualcosa
Ci sono certe descrizioni che sono aprioristicamente sospette. Per esempio, mio fratello sostiene che se in una guida turistica trovi scritto che in un luogo “l’antico si fonde con il moderno”, puoi star certo che si tratta di una fregatura. La stessa cosa vale per i grandi affreschi. Del resto, a parte il soffitto della cappella Sistina, quanti grandi affreschi conoscete che non risultino nojosi dopo qualche minuto per chiunque non sia uno storico dell’arte? Quando sono capitato al palazzo della Cancelleria, un’occhiata agli affreschi di Vasari gliel’ho data volentieri (e sissì: la figura maschile sbracata sulle scale l’ha copiata, e pure male, da Raffaello), ma non è che c’abbia passato tutta la giornata: visto quello che volevo vedere, sono sceso giù e sono andato a mangiarmi una pizza da “Baffetto 2”. E quindi, se la quarta di copertina afferma che il libro che avete in mano è un “grande affresco” di un determinato periodo storico o di qualsiasi altra cosa, prima di andare alla cassa, accertatevi che l’autore sia una versione letteraria di Michelangelo. Se è la versione letteraria di Giovanni Baglione, forse è il caso di comprare qualcos’altro.
4. Evitate i libri scritti da autori contemporanei
Sinceramente: grazie. Mi stupisce che stiate ancora leggendo, dopo i tre punti precedenti. Io li ho appena riletti e devo dire che li ho trovati decisamente boriosi. Non era mia intenzione: volevo scrivere qualcosa di ironico, ma tutto quello che sono riuscito a produrre sono due paginette snob e auto-incensanti. Questo, però, non fa che confermare la mia regola numero quattro: se l’autore è ancora vivo ed è nato nel vostro stesso Paese, diffidate. Se è straniero (salvo rare occasioni), prima di essere pubblicato qui da noi dev’essere stato pubblicato in Patria, e, possiamo pensare, con buon successo. Se al contrario è italiano, la cosa diventa più rischiosa. Non so quanti siano gli autori italiani pubblicati all’estero prima che qui, ma non credo che siano moltissimi; perciò, se l’autore è un compaesano, in linea di massima dobbiamo acquistare sulla fiducia, non potendo fare riscontri con l’andamento del titolo (è il caso di dirlo) su altri mercati. Anche se restrittiva e, per certi versi, ingiusta, questa regola ha, però, il grosso pregio di eliminare dal nostro orizzonte letterario tutta una serie di loschi figuri, fra cui: campioni sportivi, comici radio-televisivi, imputati in attesa di giudizio, malfattori conclamati, attori, attrici, presentatori, vallette, musici e musicanti. Non so voi, ma io credo che il gioco valga la candela.
5. Evitate le autobiografie scritte “con”
Se non altro perché vi mentono già nel titolo. Un’autobiografia, il protagonista deve averla scritta da solo; se non l’ha scritta da solo, non è un’auto-biografia. Non c’è nulla di male nelle biografie (anzi: così come è più facile farsi tagliare i capelli che tagliarseli da solo, è più facile che un osservatore esterno, la cui prosa non sia limitata dal pudore o enfatizzata dalla vanità, riesca a scrivere qualcosa di interessante sulla nostra vita), ma proprio perché non c’è nulla di male, il fatto che una casa editrice cerchi di spacciare una biografia per qualcosa che non è, mi insospettisce. Mentre un romanzo è un’opera di fantasia e si presuppone che racconti eventi che non sono mai accaduti in realtà, da una biografia ci aspettiamo la verità, o qualcosa che le assomigli: quanta verità possiamo aspettarci da un libro che mente già dalla copertina? Se leggessimo che il nostro eroe si è tuffato nelle gelide acque del Baltico per salvare un cucciolo di foca stordito dai cacciatori di pellicce, potremmo essere certi che non si sia trattato in realtà di un tuffo dal pedalò per salvare dai flutti il cane della vicina di ombrellone? No, non potremmo. Passate oltre.
6. Evitate i libri che abbiano la parola “cioccolato” nel titolo
Come i drogati, i surfisti e i tifosi, gli amanti del cioccolato tendono a considerare l’esistenza come un insieme di eventi irrilevanti che si frappongono fra una “dose” e l’altra. Schiavi del vizio come il peggiore dei tabagisti, sono attratti da qualunque riferimento, implicito o esplicito che sia, alla sostanza da cui dipendono. I produttori cinematografici e gli editori lo sanno, e ne approfittano, inserendo la magica parolina nel titolo delle loro opere, certi, a ragione, che la sua sola presenza permetterà di rientrare delle spese. Ma come tutti i prodotti destinati a un pubblico di persone malate, i libri “cioccolati” non hanno un livello qualitativo particolarmente alto e in generale non sono pensati per interessare un pubblico normale. La domanda, in questo caso, è: Siete soggetti a dipendenza dal cioccolato? Se sì, comprate pure: vi piacerà di certo; se non lo siete, cercatevi qualcosa sul surf o sul calcio.
Finite le regole di esclusione, vediamo quali sono i buoni motivi per acquistare e/o leggere un libro.
7. Se un libro si impone alla vostra attenzione, leggetelo
Nulla succede per caso, perciò, se un qualsiasi motivo un libro attira la vostra attenzione, acquistatelo e leggetelo: difficilmente ne resterete delusi. Contrariamente a ciò che si è portati a pensare, ci sono diversi modi in cui un libro può attirare la vostra attenzione: per esempio, può avere in copertina un’immagine bizzarra che pensavate di conoscere solo voi; può essere l’unico libro disponibile nel bagno di una vostra amante o può, molto più semplicemente, capitarvi sott’occhio in libreria. Come che sia, quel libro è stato messo davanti a voi dal Karma, e il vostro Dharma è leggerlo. Fate i bravi.
8. Se un libro è citato in almeno due libri che avete letto, leggetelo
È fondamentale che i libri siano almeno due. Leggere un libro solo perché era citato in un altro libro è lecito, ma rischioso: ho acquistato Eureka di Poe perché ne parlava Calvino nelle Lezioni americane, e ne ho tratto gran beneficio (malgrado la traduzione naïf), ma per leggere Breve storia dell’infinito, acquistato per il medesimo motivo, mi ci è voluta un’intera estate e ancora non ho chiara la differenza fra infinito categorematico e sincategorematico. Inoltre, leggere tutto ciò che troviamo citato una sola volta può portare a una prolificazione pressocché infinita (nell’accezione sincategorematica del termine) delle letture: uno scenario teoricamente prolifico e auspicabile, ma praticamente inattuabile o, quanto meno, dispersivo. Meglio quindi aspettare che quel titolo che ci ha incuriosito ricompaia citato in un altro libro, prima di fiondarci in libreria: ne beneficeranno sia il nostro portafogli che l’organicità delle nostre letture.
9. Se un libro piace a una donna che volete conoscere, leggetelo
A scanso di equivoci, tengo a precisare che quel “conoscere”, qui come nella frase all’inizio, va inteso in senso biblico. Conoscere le donne in altra maniera è impossibile: quella stessa propensione alla menzogna cui accennavo all’inizio (unita, molto spesso, a condizionamenti religiosi millenarî), fa sì che l’immagine che le donne offrono di sé non corrisponda quasi mai al vero. Perciò, così come per arrivare alla conoscenza ultima della realtà è necessario squarciare il velo delle illusioni, per conoscere realmente l’animo di una donna è necessario squarciare quella cortina protettiva che esse chiamano “mutande” o, anche “slip” - termine che, non a caso, in inglese indica anche le quinte teatrali. Se non ce la fate a squarciarle, le potete in alternativa sfilare, ma, per far ciò, è necessario che lei sia consenziente. Per convincere una donna a farsi sfilare le mutande avete due possibilità: o siete molto belli o le rincoglionite di chiacchiere finché sono talmente stordite che non fanno più caso al vostro nasone. Battere a chiacchiere una donna è difficile come battere in apnea un delfino. A differenza dei maschietti, le donne sono abituate al chiacchiericcio e non è possibile portarle a saturazione se non di dispone di molti argomenti e di tanto, tanto fiato. In questi casi, aver letto un libro che a loro è piaciuto, e poterne parlare lungamente, può fare la differenza fra una buonanotte e una buona notte. Vedete voi.
10. Leggetelo comunque
Se siete arrivati a leggere fin qui, meritate di conoscere la verità: so’ tutte fregnacce. Leggete qualunque cosa vi capiti sottomano: dai Vangeli apocrifi ai volantini pubblicitarii delle gite al santuario della Madonna del Frisbee (con dimostrazione non impegnativa di prodotti per la casa). Leggete i consigli dello chef sulle scatole dei cibi in scatola, gli opuscoli dei Testimoni di Geova e le scritte d’amore sui muri. Leggete tutto: i libri belli, i libri brutti, le belle storie scritte male e le brutte storie scritte bene, perché non potete sapere dove sia scritta la verità che state cercando. Inoltre, tanto più leggerete, tanto più sarete in grado di distinguere ciò che è buono da ciò che non lo è e di riconoscere i bravi scrittori anche là dove meno vi aspettereste di incontrarli: cinema, televisione, Web.