Si può dire di tutto degli austriaci, ma non che siano indifferenti alle problematiche ambientali. Addirittura, esistono dei gestori di pensione così peoccupati degli effetti negativi che può avere sull’ambiente l’utilizzo indiscriminato degli impianti di riscaldamento (inquinamento dell’aria, effetto serra ecc.) che preferiscono rischiare di perdere dei clienti, piuttosto che sentirsi in colpa per aver lasciata accesa la caldaia tutta la notte in periodi dell’anno notoriamente temperati come l’inizio di febbraio.
Con una punta di legittima soddisfazione, al mio risveglio scopro che i gestori della pensione in cui mi trovo appartengono a questa categoria e, per non essere da meno, decido di dar prova di altrettanta sensibilità ambientalistica evitando di farmi la doccia.
Mentre consumo la mia colazione, sono preda di una violenta attrazione sessuale, ma non capisco se sia suscitata dall’opima cameriera del turno mattutino o dal nano da giardino in terracotta, che sorride vicino alla cassa.
Cerco di distrarmi pensando a Ciccio. Il suo ultimo messaggio SMS, pervenuto poco prima che mi addormentassi, avrebbe fatto invidia a Ungaretti:
Bozen!
Come molti di voi sapranno, Bozen è il nome tedesco di Bolzano, ma fra la valle dell’Inn e Bolzano c’è un oggettino chiamato: “Passo del Brennero”, che svetta sul livello del mare di circa 1400 metri e anche se so bene che il concetto di "rischio" per Ciccio è qualcosa di connesso unicamente a un gioco a premi condotto anni addietro da Mike Buongiorno, mi sembra comunque impossibile che abbia optato per uno svalicamento notturno, specie viste le condizioni climatiche…
E poi Ciccio non parla tedesco, quindi - mi dico - "bozen" deve essere una maldestra coniugazione del verbo inglese che descrive le conseguenze dell’assunzione eccessiva di alcolici. Questo sì, è molto più probabile.
Mi rimetto in marcia rapidamente. A parte un po’ di neve - guarda caso - al Brennero, trovo tempo buono su tutto il percorso e arrivo a Bolzano intorno alle undici. Ciccio era ed è tuttora irreperibile, così gli invio un SMS notificandogli la mia posizione, poi chiamo una consociata della società per cui lavoriamo io e Ciccio, confermandogli la nostra disponibilità per un incontro nel primo pomeriggio. Il mio interlocutore sa da dove veniamo e in che condizioni siamo, ma glielo ripeto per sicurezza: mi risponde di non preoccuparmi. Incredibile come sia disponibile la gente quando cerca di venderti qualcosa che costa più di un miliardo…
Ci ritroviamo con Ciccio poco dopo. Io sfoggio una benevolenza da Hannibal Lecter, lui un candore fiabesco. Ovviamente si è fatto il passo di notte: "…era bel tempo, le ruote andavano…".
Le ruote della moto, non quelle che ha in testa.
Gli dico che quello che ha fatto è insulso e rischioso; cerco di spiegargli che non siamo in pista (dove è normale e lecito che ciascuno pensi a sé), ma stiamo facendo un viaggio insieme e questo comporta che si rimanga insieme, in modo da potersi aiutare l’un l’altro in caso, tutt’altro che improbabile, di bisogno.
"Quando sei cascato", mi risponde, "eravamo vicini, sarò stato a nemmeno quattro chilometri…".
Mi arrendo.
Risaliamo in moto e andiamo a cercare un luogo dove mangiare un boccone. Io seguo Ciccio per un po’, ma poi mi accorgo che si sta dirigendo verso la periferia e, più precisamente, verso gli uffici dove abbiamo appuntamento nel primo pomeriggio. Quando gli faccio notare la cosa, Rain Man mi guarda stupito e mi dice: "Ah, sì, ero sovrappensiero".
Riprendo la testa della carovana e poco dopo ci mettiamo in pace lo stomaco con delle succulente specialità locali.
Durante la riunione, Ciccio riacquista un po’ di punti massacrando lo "specialista" dell’IBM (un neo laureato incautamente inviato dai suoi capi a fare un lavoro da uomo) con domande veramente specialistiche alle quali il pupo non sa dare risposta, ma questo non impedisce che, al momento di ripartire in direzione Bologna, io ribadisca quanto già stabilito durante la nostra conversazione mattutina: viaggiamo separati, chi arriva per primo al casello di Borgo Panigale aspetta l’altro.
Sarà Ciccio ad aspettare: io mi devo fermare, intorno alle sette, all’autogrill di Mantova perché ho un calo di attenzione dovuto alla stanchezza.
Per mia fortuna, mi serve la graziosa signorina Veronica che, con la sua gentilezza e la sua simpatia, mi rinfonde la forza, sia fisica che mentale, necessaria a riprendere il viaggio.
Arrivo all’appuntamento con Ciccio dopo un tratto di autostrada decisamente alienante, con autotreni che gareggiavano in sfide all’ultimo sorpasso, impegnandosi talvolta in sorpassi tripli, con un TIR viaggiante a 90 Km/h, sorpassassato da un TIR viaggiante a 91 Km/h che a sua volta era sorpassato da un TIR viaggiante a 92 Km/h.
L’incontro con Maestro Zvanen ci ridona il buonumore e la successiva cena ci rimette in sesto
dopo i travagli della giornata. La stanchezza è comunque notevole e, subito dopo cena,
ce ne andiamo a dormire.
Un attimo prima di coricarmi, noto su uno scaffale "La teoria dei colori" di Goethe e comincio a leggerlo. Dopo nemmeno una pagina sono nel mondo dei sogni.