Non posso dirti “T’amo!”, è una questione etica Tu sei mitopoietica riguardo alle passioni Ti piacciono canzoni di eunuchi psicolabili Con fessi che si struggono per femmine improbabili Sopra a un giro di do… di stomaco
Ci vuole l’insulina per reggere all’impatto Di quelle strofe efebiche, ripugna anche al coatto Quel lamentar di prefiche e invece tu ti culli In quello sterco rosa e pensi che la vita tua Sia un po’ la stessa cosa
Ci fu un tempo una gatta in mezzo alle tue cosce Ma adesso c’è una giara di fisime ed angosce Io la femminilità del mio essere maschietto Palesavo nottetempo con te stesa sopra il letto, Praticando il cunnilingus ma da un po’ di tempo in qua Sembri un bastoncino Findus ed a me chi m’ ‘o fa fa’?
Il mio vocabolario, cara, è vasto a sufficienza Per consentirmi il lusso di parlare con decenza Aborro rime facili con “perda”, “pazzo” e “pregna” Ché, tanto, ai ragazzini già il catodico le insegna Ma non pensar per questo, no, che sia una mammoletta In fondo a queste strofe ti dirò ciò che ci aspetta Se vuoi che non ti tocchi io non propendo al saio Le cedo ad altri occhi le lacrime del guaio “d’avere amato te”
Non sono un omofobico, ma neanche un pederasta Un coito a settimana, purtroppo non mi basta Perciò non ti stupire: tu mi hai lasciato solo, Se c’è la goccia è Jean, che mi attaccò lo scolo.’